Vengono in mente fragranze e inebrianti profumi d’Oriente, pendenti d’oro, grani d’argento e nastri di porpora, esotiche essenze di mirra e d’incenso, frutti di cedro e piante di mandragola, al solo pronunciare il nome Anais. Questo dovette pensare il giovane Federico non appena vide la cugina della sua nuova moglie. Unito infatti in matrimonio nel novembre 1225, più che altro a scopo diplomatico, con Yolanda di Brienne che gli aveva portato la corona di Gerusalemme, l’imperatore rimase affascinato dalle donne del suo seguito, e in particolare da Anais, cugina della sposa, profondi occhi neri e corpo da odalisca, che recava con sé il ricordo di terre lontane, della Siria, del Libano e dell’isola Cipro. Con lei – e non con la troppo giovane e acerba Yolanda – Federico passò la prima notte di nozze e intessé una relazione di piacere e voluttà.
Ma Anais era una donna troppo indomita e volitiva per accettare di essere soltanto un esotico oggetto di piacere, destinata ad un futuro da concubina. Fuggì e abbandonò il sovrano, che per il suo bellissimo e inafferrabile “Fiore di Siria” scrisse un commovente lamento d’addio, nell’inutile attesa del suo ritorno.
Vengono in mente fragranze e inebrianti profumi d’Oriente, pendenti d’oro, grani d’argento e nastri di porpora, esotiche essenze di mirra e d’incenso, frutti di cedro e piante di mandragola, al solo pronunciare il nome Anais. Questo dovette pensare il giovane Federico non appena vide la cugina della sua nuova moglie. Unito infatti in matrimonio nel novembre 1225, più che altro a scopo diplomatico, con Yolanda di Brienne che gli aveva portato la corona di Gerusalemme, l’imperatore rimase affascinato dalle donne del suo seguito, e in particolare da Anais, cugina della sposa, profondi occhi neri e corpo da odalisca, che recava con sé il ricordo di terre lontane, della Siria, del Libano e dell’isola Cipro. Con lei – e non con la troppo giovane e acerba Yolanda – Federico passò la prima notte di nozze e intessé una relazione di piacere e voluttà.
Ma Anais era una donna troppo indomita e volitiva per accettare di essere soltanto un esotico oggetto di piacere, destinata ad un futuro da concubina. Fuggì e abbandonò il sovrano, che per il suo bellissimo e inafferrabile “Fiore di Siria” scrisse un commovente lamento d’addio, nell’inutile attesa del suo ritorno.